giovedì 8 novembre 2012

Referendum in California sull'etichettatura degli OGM: persa una bella occasione

Ce l'hanno fatta anche questa volta, purtroppo. Come riportato da The Guardian, il Referendum in California sull'obbligo di indicare con apposite etichette la presenza di ingredienti provenienti da vegetali geneticamente modificati (OGM) è stato rigettato.

Con una partecipazione del 95% di votanti (complice l'elezione del Presidente USA), solo il 47% ha votato a favore della Proposition 37, mentre il 53% contro. Il Referendum avrebbe reso possibile indicare sull'etichetta la presenza di OGM sui quei prodotti che usano materie prime modificate in laboratorio.

Monsanto ed altri colossi dell'agrochimica e alimentare come PepsiCo e Nestlé sono usciti vincitori, forti di una campagna per il "no" da 45 M di dollari, che sottolineava il conseguente aumento dei prezzi sugli scaffali se avesse visto il "si".

Sono ormai anni che gli Stati USA stanno valutando proposte di legge riguardanti le etichette dei prodotti Ogm, e questo referendum rappresentava una tappa cruciale: la California, infatti, è da sempre un punto di riferimento su molte tematiche ambientali ed in difesa della salute dei consumatori. 

In una dichiarazione, Kristin Lynch, direttore dell'ONG Food & Water ONG, ha commentato amaramente l'esito, secondo lui condizionato dalla pubblicità ingannevole messa in piedi dall'industria che pro-OGM. Tuttavia, secondo Lynch, il movimento sull'obbligo di indicare con apposite etichette la presenza di ingredienti provenienti da OGM sta crescendo: anche se fino ad oggi non è richiesta un'indicazione specifica, la sensibilità dei consumatori sta cambiando, la gente esige maggiore trasparenza. Sapere è un nostro diritto.  Negli Usa la percentuale di mais e soia Ogm rappresenta il 90% mercato (!).

Se gli statunitensi hanno perso una bella occasione, qui in Europa come stiamo? Negli ultimi anni si è visto un incremento delle colture OGM, soia e mais Ogm si trovano principalmente nel mangime per animali, per cui la fetta di mercato rimane molto piccola (Fonte: Il Fatto Alimentare.it). Ma bisogna rimanere all'erta.

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